Incontriamo Alessandro Cavone, candidato in una delle quattro civiche a sostegno di Michele Scasserra, Campobasso Nuova, in una delle attività commerciali di famiglia che hanno dato popolarità nei decenni alla sua famiglia.
33 anni, commerciante appunto, ma da sempre attento alle vicende politiche ed amministrative della sua città, Cavone ha già concorso alle elezioni comunali di Campobasso in passato nelle fila di Forza Italia raggiungendo risultati lodevoli in termini di preferenze nonostante la giovane età.
Cavone, lontano dalla politica non riesce a stare…
“Effettivamente è così. Nella vita mi occupo di altro, ma la passione per le vicende che interessano la mia città rappresentano per un me da sempre un punto di riflessione, soprattutto quando tali ragionamenti provengono da chi, come me, vive quotidianamente le difficoltà di un’impresa e dei suoi dipendenti e della gente che davvero giorno dopo giorno vede calare la propria capienza economica.”
Oggi riscende in campo a sostegno di Michele Scasserra dopo la parentesi di Segnale Civico.
“Parentesi felice, direi. Grazie all’esperienza di Segnale Civico ho avuto l’occasione di conoscere nuovi amici con cui ho condiviso un percorso sano e genuino e che ha rimesso al centro le persone al di là dei classici partiti. Quando però si è dovuti scegliere il Candidato Sindaco e la maggior parte del gruppo ha indicato Battista ho scelto di farmi da parte senza creare polemiche inutili, considerata comunque la stima che nutro dei confronti del coordinatore e del Direttivo”.
Quindi Scasserra.
“Assolutamente! Ritengo che nella situazione attuale soltanto Michele Scasserra, persona estremamente capace e con una visione d’insieme chiara, possa dare una svolta a questa città.
Oggi, nel 2014, abbiamo bisogno di guide amministrative che abbiano anche un occhio sul resto d’Italia ed in Europa per catalizzare risorse e progetti. Non si può ancora pensare di andare in Regione a chiedere un contributo come se si trattasse di un bancomat, senza un minimo di progettazione a lungo periodo.
Campobasso è un capoluogo e deve tornare a coprire tale ruolo.”
Lei ha militato in Forza Italia, ma in questa occasione ha appunto scelto una civica.
“Si, perché ho sposato un progetto complessivo ed un candidato che apprezzo parecchio.
A Campobasso Forza Italia rappresenta la continuità di un’amministrazione che non ho condiviso in parecchi aspetti, quindi, per quanto quello resti comunque per me un partito di riferimento essendo un moderato, in queste elezioni ho preferito abbandonare i soliti schemi tradizionali, lanciandomi in questa esperienza nuova che rappresenta una sintesi di contributi umani e professionali necessari per ripartire.”
Passando ai temi, lei è intervenuto su questioni delicate come l’edilizia popolare, la disoccupazione, le contrade, il commercio.
“E’ ovvio che si ragioni di quei temi in quanto rappresentano i cardini di un programma elettorale che deve costituire un punto di partenza per la collettività.
Gli aspetti legati al benessere sociale ed economico, con ciò che ne consegue, sono quelli a me più cari poiché avendo a che fare quotidianamente con categorie di donne e uomini di differenti estrazioni, ho chiara e definita la situazione di grave disagio che attraversano troppi cittadini.
Cittadini che vorrebbero soltanto avere un’opportunità ed una vita dignitosa, ma che purtroppo oggi non hanno neppure un tetto. Bisogna fare di più per chi non ce la fa, ma non voglio fare slogan o parlare per convenzioni. Si tratta di una realtà disagiata innegabile, dove tutte le istituzioni devono fare la loro parte.
Naturalmente il Comune, dal punto di vista economico non può sanare alcune questioni o ripianare bilanci familiari. Ma l’assistenza scolastica, abitativa e sanitaria devono far parte delle priorità della nuova amministrazione.”
Piano regolatore e commercio, altri ambirti a Lei cari sembra di capire.
“Per deformazione e per professione conosco bene i due settori e credo che bisogni intervenire sui regolamenti e sulle normative comunali che riguardano essi perché ci troviamo dinanzi ad una gran confusione.
Non si può impostare l’edilizia e ciò che essa genera su norme vecchie di quarant’anni. Non si devono sempre derogare Piani concepiti per un paesone quando ci troviamo dinanzi ad una città in espansione. Anche il Candidato Scasserra, nel suo programma, pone attenzione a questo tema ed io sono in perfetta linea con lui. Bisogna ideare un nuovo Piano Regolatore della città che tenga conto delle nuove esigenze del territorio e dei suoi residenti, dei pendolari e dell’Università, aspetti che nel 1970 erano solo miti da raggiungere.
Poi basta cemento inutile, abbiamo infrastrutture sufficienti per sistemare le esigenze di locazioni di uffici ed Enti. Piuttosto lavoriamo al recupero di costruzioni fatiscenti che se abbandonate comunque rappresenteranno un onere per l’amministrazione che dovrà demolirle o risistemarle.”
Lei ha lanciato l’idea di un Piano Commerciale.
“Verissimo. Accanto ad un nuovo ed innovativo Piano Regolatore, credo sia il momento di realizzare una sorta di Piano Commerciale che riordini un settore nel caos che ha recepito norme nazionali, come la liberalizzazione delle licenze, senza porre un minimo di freno.
Non lo dico io, basta girare la città per rendersi conto della situazione di confusione commerciale in cui viviamo. Aree deserte ed aree sovraffollate, senza regole e senza paletti per le differenti tipologie. Bisogna rimettere mano a quel sistema.”
Cavone, per concludere, lei guarda con molta attenzione alla partecipazione dei cittadini. Cosa realizzabile?
“Assolutamente ed è il mio personale punto numero uno. Ripartire della persona, rendendo l’amministrazione un braccio operativo che esegua idee e progetti che provengono dal territorio.
Campobasso è una piccola città, a misura d’uomo e non è impossibile renderla sostenibile e vivibile al meglio delle proprie potenzialità. C’è naturalmente bisogno di parecchio lavoro ma soprattutto di coinvolgimento. Il mio sogno è far parte di un’amministrazione partecipata che condivida le scelte prese con il territorio , magari attraverso le numerose associazioni di quartiere che compiono ogni giorno un lavoro fondamentale per la tenuta sociale delle aree di appartenenza. Non si deve creare nulla di nuovo: ogni contrada o quartiere esprime dei rappresentanti per disparati compiti, basterebbe renderli partecipi nelle scelte che significherebbe aver ascoltato una città intera.”