Petrella Tifernina: Fede e tradizione per celebrare Sant’Antonio da Padova (FOTO)

Fin dal primo pomeriggio, il paese è in fermento. In diverse zone le donne preparano gli altarini e la pasta, rigorosamente fatta in casa, e gli uomini i falò con la legna. Il vicinato si unisce per celebrare insieme il santo. Verso sera, scoppiettare della legna, fiamme, fumo e profumo di cucinato. Il paese torna indietro nel tempo, si rivive la bellezza dello stare insieme, all’aperto, intorno al fuoco.

L’evento si si svolge ogni anno la sera del 12  giugno. Secondo la tradizione popolare vengono accesi in diversi punti del paese dei fuochi intorno ai quali gli abitanti  di quel quartiere si riuniscono, preparano il fuoco, l’altare per il santo ed insieme gustano il piatto tradizionale  ‘sagntelle e cic’ ( pasta fatta in casa condita con ceci, olio e pepe), un piatto che vede alimenti poveri, quelli dei contadini farina, legumi e olio.  La pietanza viene offerta gratuitamente a chi visita il fuoco e l’altare, come segno di devozione al Santo. Infatti la tradizione popolare anticamente voleva,  che in alcune occasioni, proprio per onorare il santo  si offrisse cibo a chi era povero.  Nel corso della serata il Parroco del paese recitando la Via Lucis , con una processione, annunciata dal suono delle campane e una statua del santo, faccia il percorso dei fuochi. In tempi passati il giorno dopo venivano benedette pagnottelle di pane che si distribuivano alla famiglie dl paese, oggi qualche famiglia mantiene viva anche questa tradizione.

Sant’Antonio nasce come Fernando di Buglione nel 1195 in Portogallo e viene avviato fin da bambino alla vita monastica nel collegio agostiniano di Sao Vicente, dove studia e si forma alla predicazione. Nel 1220 viene ordinato sacerdote e chiede di poter passare all’Ordine dei Francescani, cambiando il suo nome in quello di Antonio. Morirà venerdì 13 giugno 1231, alle porte della città, nei pressi del luogo dove ora si trova il Santuario dell’Arcella. Proprio quella data è diventata la festa del Santo protettore dei poveri e degli oppressi, ma anche degli orfani, dei bambini, delle mamme e delle famiglie. Conosciuto come Sant’Antonio dei miracoli, o meglio, il Santo dei miracoli, il Taumaturgo, cioè colui che opera prodigi perché a lui sono attribuiti innumerevoli miracoli, sia quando era in vita che dopo la sua morte.

Alcuni simboli accompagnano le sue raffigurazioni: il pane (dei poveri); un libro (la Bibbia), che rappresenta la scienza, la dottrina, la sua predicazione e l’insegnamento. Anche un giglio è spesso accostato alla figura del Santo che rappresenta purezza e lotta contro il male. .

Talvolta il Santo è anche rappresentato con una fiamma in mano, indizio del suo amore per Dio e per il prossimo. Ai simboli del pane per i poveri e del fuoco, ardente amore, probabilmente si ispira questo evento, che come molti altri fonde fede e tradizione popolare. (foto MDL)

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