Crisi aziendale della Vibac/Fanelli: Quali sono le soluzioni della Regione?

Quali sono le soluzioni offerte dalla Regione per risolvere l’enorme crisi aziendale che sta investendo la Vibac di Termoli, con il rischio di mandare a casa 90 operai su 140 totali?

Nessuna, se non quella di passare la patata bollente al Governo nazionale, dopo che per quasi un anno Roberti e la sua Giunta non hanno mosso praticamente un dito per tentare di salvare uno degli ultimi stabilimenti industriali del Basso Molise.

La Vibac SpA, azienda del nucleo industriale di Termoli che produce nastro adesivo del settore plastico, da gennaio 2022 è in crisi, ricorrendo la cassa integrazione nel tentativo di raggiungere il riequilibrio economico. Nel corso dell’ultimo periodo di cassa integrazione, che terminerà il 10 luglio 2024, nulla è stato fatto per costruire i percorsi di ricollocazione collettiva sanciti nello stesso accordo tra azienda, sindacato e Regione Molise.

Il rafforzamento delle competenze ed abilità professionali di lavoratrici e lavoratori coinvolti nella crisi, a rischio di disoccupazione, utile a favorire un loro rapido reinserimento professionale fulcro della programmazione che la Regione Molise aveva offerto attraverso il programma GOL, ancora non vede la luce.

Eppure, il nucleo industriale di Termoli è oggetto di attenzione da parte di numerose aziende che stanno investendo o ampliando i propri stabilimenti, anche attraverso l’utilizzo di fondi pubblici regionali, con un necessario incremento di manodopera. Questa opportunità di nuovo impiego ancora una volta non è stata colta, non esiste, infatti, un piano di scouting aziendale che verifichi la disponibilità delle summenzionate aziende ad assumere anche i lavoratori espulsi dalla Vibac SpA.

La Regione Molise dopo dieci mesi di totale paralisi oggi racconta che sta predisponendo un bando a valere sul programma GOL che realizzerà politiche attive in favore dei lavoratori, ma non ha previsto e realizzato nessuna misura che incentivi l’assunzione presso altre aziende o misure che finanzino l’autoimprenditorialità.

Siamo allo sbando, non si vede nessuna risposta concreta all’orizzonte e la metodologia che regge questo intervento è totalmente sbagliata. La stessa ricollocazione promessa è sfumata, le organizzazioni sindacali aspettano da oltre dieci mesi di essere coinvolte per la realizzazione di percorsi strutturati e dare un contributo reale al fine di dare risposte concrete ai lavoratori che oggi sono delusi, arrabbiati e sfiniti da un continuo rimpallo di responsabilità.

Ad oggi nessuna risorsa è stata impegnata per misure di incentivo all’occupazione per i lavoratori espulsi dal ciclo produttivo.

E apprendo che oggi il Ministero delle Imprese e del Made in Italy ha convocato le parti a Roma per il prossimo 30 aprile. Questo rappresenta il fallimento totale dell’intervento regionale. In assenza di risposte concrete, la Regione Molise alza bandiera bianca e chiede il supporto del ministero a livello centrale.

Il centrodestra di Roberti non è in grado di governare la Regione Molise e le prove sono sotto gli occhi di tutti. Non riescono a ripianare il buco di bilancio prodotto negli ultimi cinque anni (con la Corte Costituzionale che ha bocciato anche il Rendiconto 2021), hanno alzato al massimo le tasse, stanno per sperperare 500 milioni di FSC, sono favorevoli all’autonomia differenziata, non gliene importa niente delle aziende (vedi la questione dei crediti commerciali negati) e, parimenti, alzano le spalle dinanzi al pericolo di licenziamenti di massa (Vibac, ma anche Unilever).

Auspicando, davvero, per la vertenza Vibac un intervento serio e risolutivo da parte del Governo nazionale (vista l’incapacità di quello regionale) esprimo la mia totale solidarietà ai lavoratori coinvolti e dichiaro la mia totale disponibilità a contribuire per la ricerca di soluzioni.

Micaela Fanelli

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