Varie ed eventuali/ Un mondo senza traduttori e anestesisti?

Pietro Colagiovanni
Parlavo qualche giorno fa con un amico, che tra l’altro non vive in Italia, che mi parlava di come avesse pensato per la propria figlia un percorso di studio nel settore delle lingue. Come il papà, d’altronde, che proprio grazie a questa sua specializzazione aveva intrapreso una florida attività all’estero. In questo caso però mi sono permesso di sconsigliarglielo perché l’età in cui viviamo e in cui soprattutto vivono i nostri figli è radicalmente diverso da quello in cui abbiamo vissuto. Mi sono ricordato della pubblicità dell’ultimo Samsung con una nuova caratteristica: la traduzione simultanea in qualsiasi lingua grazie all’Intelligenza artificiale.

E mi sono subito fatto un ragionamento: se sto con in Corea del Sud, patria della Samsung, e
incontro un amico coreano, metto il telefonino sul tavolo e contemporaneamente lui fa la stessa cosa possiamo parlare amabilmente, io in italiano lui in coreano, come due vecchi conoscenti. Barriere linguistiche azzerate, millenni di ostacoli e di incomprensioni annullate nello spazio di un chip. E quindi gli ho detto: conoscere le lingue come professione ha ancora senso? Un dubbio legittimo su cui anche il mio amico ha convenuto di riflettere. In un’altra conversazione un mio amico medico mi ha spiegato quello che sta già succedendo negli Stati Uniti. Grazie sempre all’aumentata capacità di calcolo dei computer (perché questa è in sostanza l’Intelligenza Artificiale) uno dei ruoli medici più complessi e difficili, quello dell’anestesista, sta progressivamente venendo soppiantato dalle macchine, dai robot. Il dosaggio di un anestetico, mi spiegava, grazie ai sofisticati algoritmi di cui queste macchine di nuova generazione
dispongono risultava sovente più preciso di quello erogato da un professionista umano.

Non solo: l’intera funzione di sostegno alle delicate operazioni chirurgiche che l’anestesista svolge veniva svolta con la stessa diligenza e professionalità anche dal robot. Non sono un medico e non ne capisco nulla ma la fonte era di grande attendibilità. Parliamo di un professore universitario che edita le proprie pubblicazioni sulle principali riviste settoriali del pianeta e se mi diceva ciò, visto che negli Stati Uniti si reca spesso per la propria attività, vuol dire che la sostituzione degli anestesisti con le macchine era un fenomeno di cui lui aveva diretta contezza. Questi due esempi mi hanno ulteriormente portato a pensare che, rintronati some siamo da un mondo di Tiktok e di informazione superficiale e pilotata, il mondo sta cambiando davvero,
velocemente e ma noi non ce ne accorgiamo. E specie in Italia l’arretratezza culturale, il conformismo comportamentale, la fiacchezza degli spiriti e degli intelletti, la sclerosi dei governi e degli apparati ci impedisce di sapere e di tenerci, così, al passo. Attardati come siamo a fare l’esegesi dell’ultimo post di Fedez, a preoccuparci della sorte dei Rolex del divorzio Totti – Blasi, a speculare sulle future sorti di Amadeus restiamo lì, impalati ,mentre il mondo va veloce e corre. Sicuramente, secondo me, corre verso un futuro migliore e stimolante ma probabilmente noi non ce ne accorgeremo in tempo. E a chi non è protagonista del futuro questo nuovo affascinante mondo riserva un ruolo crudele ma probabilmente inevitabile: quello
dello schiavo.

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